“M’innamoro solo se la sua maglia è rossoazzurra, rossa rossa come il cuore, azzurra azzurra come il mare”.
Così cantava la nord in un coro evergreen di alcuni anni fa.
Come se i nostri due colori fossero in grado di materializzare emozioni e sentimenti, in un modo raro e magico che solo l’arte della pittura sa fare.
E allora come in un bellissimo dipinto rivediamo e riviviamo nella nostra mente ricordi incancellabile di momenti rossoazzurri che hanno fatto la storia.
Ce ne sono tanti, davvero.
Il Casarano, soprattutto degli anni ottanta-novanta ha regalato pagine indelebili da leggere e rileggere soprattutto ai bambini.
Un ricordo da raccontare è sicuramente quel Casarano-Lecce dell’ormai lontano 1995, l’8 Ottobre per la precisione e come scordarlo dal momento che il giorno prima era il mio dodicesimo compleanno, ed il regalo più bello che ricevetti da mio padre fu proprio la possibilità di andare a vedere quel derby magico accanto a lui.
Era una giornata soleggiata, a mezzogiorno tutta Casarano era già a tavola perché da lì a poco l’intera città si sarebbe riversata allo stadio.
Sulla nostra testa si sentiva già un elicottero sorvolare la zona per controllare che dal punto di vista dell’ordine pubblico filasse tutto liscio.
Eravamo allo stadio con circa un’ora e mezza di anticipo ed era già un caos totale.
Arrivammo dal lato della gradinata direzione curva nord e vedemmo spuntare appese alcune sciarpe giallorosse, per un attimo pensammo che l’intero settore della gradinata fosse stato destinato ai tifosi del Lecce.
Entrammo a fatica sugli spalti, in curva nord, e fu un sollievo vedere che era solo uno spicchio della gradinata appannaggio della tifoseria Leccese, oltre che ovviamente la curva sud gremitissima. Ma Casarano c’era, la risposta fu impressionante, tutto il resto dello stadio faceva segnare il tutto esaurito.
Circa Novemila spettatori di cui duemila giallorossi.
Il tifo era assordante, robusto, incessante, su tutti e due i fronti.
La società aveva fatto installare, lavorando giorno e notte, delle enormi barriere perimetrali al terreno di gioco alte circa 15 metri per impedire il lancio di oggetti in campo, a quanto pare era la condizione “sine qua non”, senza la quale non si sarebbe potuto disputare la gara.
Stupenda la coreografia casaranese con una curva ricoperta di cartoncini colorati che richiamavano la bandiera brasiliana in un primo momento, significativa del calore quasi sudamericano che la curva nord Casarano riservava ai propri beniamini, il rovescio dei cartoni regalava invece un colpo d’occhio rossoazzurro, un’idea coreografica che fece parlare per molto tempo.
La tifoseria Leccese si esibì in una bellissima sciarpata, omogenea e colorata.
In campo fu battaglia. Un buon Casarano andò immeritatamente in svantaggio nel secondo tempo per opera del suo ex bomber Francioso che andò ad esultare sotto la curva sud.
Il Casarano trovò invalicabile il muro eretto da Fabrizio Lorieri, portierone giallorosso dai trascorsi in serie A, migliore in campo.
Ma all’ultimo respiro del lunghissimo recupero concesso dall’arbitro arrivò liberatorio il boato dei settemila casaranesi, finalmente la porta giallorossa era stata trafitta.
Quella, forse, l’emozione più grande vissuta dai sostenitori rossoazzurri fino ad oggi, quello forse il boato più imponente udibile a chilometri di distanza.
Non ci furono scontri, ordine pubblico impeccabile con i tifosi leccesi arrivati da tutto il Salento che furono scortati e fatti uscire prima passando sotto i nostri settori direzione stazione ferroviaria di Matino dove c’era un treno speciale ad attenderli.
Fa sorridere e riflettere pensare che oggi non si riesca a garantire un servizio d’ordine per cinquecento tifosi ospiti e addirittura si vietino o limitino le trasferte.
Il bello del calcio, il 99% dello spettacolo, era sugli spalti.
Erano le vere emozioni.
Questo è il racconto di un ragazzino all’epoca dodicenne, sicuramente qualcuno più grande potrà aggiungere degli aneddoti, delle curiosità e dei ricordi legati a quella partita, magari nei commenti.
Una cosa è certa, quel “Casara’”urlato a squarcia gola fece tremare le case ed i palazzi vicini.
Il vero sogno è questo, torneremo.