“Quando saremo nell’arcobaleno, allora si che il tifo esploderà…“
Una vecchia canzone di un po’ di anni fa recitava così, e c’è della saggezza tra quelle righe.
Non che sia una mentalità corretta perché sappiamo perfettamente che una squadra la si sostiene sempre, anche e soprattutto negli anni bui e nei momenti di difficoltà.
Fatto sta che chi ha amato incondizionatamente quei colori c’è sempre stato.
Anche a Copertino contro il Veglie, in un campionato di promozione pugliese di qualche anno fa, si giocò su un altro campo per permettere ai numerosissimi tifosi rossoazzurri di assistere alla partita.
Piuttosto che a Sogliano Cavour dove il piccolo campo sportivo locale non riusciva a contenerci, o a San Pancrazio Salentino.
Qualcuno ricorda “l’esodo” di Muro Leccese? Qualcuno ricorda un anonimo Casarano-Novoli di una quindicina di anni fa con Vinciguerra in attacco e Bruno in porta? Siamo sopravvissuti ad un’era di oscurantismo calcistico, quasi glaciale, un periodo in cui riusciva difficile persino sognare ma potete scommetterci che in molti sognavano ed auspicavano la ribalta.
Il calcio è un po’ come la vita e ci insegna che la ruota gira così come il pallone e basta saper aspettare e non mollare mai: noi casaranesi non abbiano mai mollato! Pur di salvare la squadra ci siamo inventati cordate, associazioni e raccolte popolari..
E quell’applauso, che sia stato sarcastico o meno, rivolto dalla squadra e dal direttore sportivo domenica scorsa sotto la curva nord dopo la gara col Nardò, noi ce lo prendiamo comunque, perché ce lo meritiamo!
Noi siamo quelli delle spettacolari coreografie con Salernitana, Catania, Lecce, Palermo.. ma siamo anche quelli della sontuosa coreografia contro il Sogliano.. a dispetto di chi crede che serva per forza l’arcobaleno per vederci splendere.
Vi sbagliate. A noi serve solo divertirci, vedere una squadra combattere e cercare di imporre un gioco.
Una squadra che abbia un’idea e che abbia voglia di stupire, ma soprattutto che abbia voglia di accendere l’entusiasmo e non di spegnerlo come accade puntualmente in ogni gara casalinga quest’anno.
E non si parla di vincere, pareggiare o perdere una partita, si tratta di divertire il pubblico, di affezionarlo, di coinvolgerlo con trame di gioco e soprattutto con grande determinazione e grinta. Poi si può anche perdere, sta nella bellezza del calcio che è per nulla scontato.
I fischi di Domenica non sono arrivati per il pareggio in se’ o per la lunga serie di pareggi casalinghi, bensì per la prova della squadra. Per la mancanza di carattere e di consapevolezza dei propri mezzi.
Non c’era da prendersela ne’ da stizzirsi, c’è da ammettere che si può fare sicuramente meglio di così, con un pizzico di umiltà e tanta voglia di lavorare.
Fortunatamente nulla è perduto, il tempo è ancora nostro alleato e noi siamo un popolo che non smette mai di combattere per i nostri sogni, che corrano anche dietro ad un pallone che rotola.
Deve essere un tatuaggio sul cuore: “Onorala!” Noi siamo il Casarano!
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