È solo una questione di cazzimma, la particolare categoria dello spirito che in Campania individua un modo particolare di essere opportunisti, cinici e determinati come lo è stata la Cavese in questo match di cartello.
Subito dopo comincia il pallone dei sentimenti e dei risentimenti, del sangue che ribolle nelle vene quando le cose non vanno nel verso giusto. Infine emerge la spietatezza della cronaca che deve raccontare – come si sta di fronte ad uno specchio – le vicende della partita nella sua globalità.
Ebbene, se nel giudizio si mescolano queste tre dimensioni del calcio parlato, ruminato e scritto non ci sembra aver colto tutto questo strapotere da parte della Cavese tale da giustificarne la vittoria. Ma se proprio bisogna pagare un tributo di sangue a qualche sparuto bastian contrario si può tranquillamente affermare che lo scivoloso girone H sta dimostrando a tutti che la perfezione sta nei dettagli.
Nel caso dei rosso-azzurri, quattordici partite sono sufficienti a sottolineare, con la matita rossa, ripetute sbavature difensive che a volte appaiono addirittura banali quando si trasformano in rigori subiti o marcature nate da fatti episodici.
Nel match giocato contro gli aquilotti di Troise nemmeno il miglior principe del foro potrebbe far assolvere i salentini dalle “inappellabili soggettività” del signor Galiffi da Alghero che ha comminato un rigore molto discutibile a sfavore delle serpi.
L’unica attenuante potrebbe essere l’originalità e velocità dello schema con cui la Cavese ha battuto il calcio d’angolo che ha generato il rigore: mentre si disponevano in area, gli attaccanti avversari hanno scambiato le posizioni coi colleghi appostati al limite dell’area creando confusione che potrebbe aver ingannato il direttore di gara. Basti pensare che l’atleta campano franato in area come una megattera che salta fuori dall’acqua è caduto ancor prima che il pallone fosse scoccato dalla bandierina.
Al calderone delle considerazioni arbitrali, poi, non si possono sottrarre i goal annullati alle serpi che consegniamo alla letteratura calcistica del rimpianto e della bestemmia.
Per concludere, intendiamo chiedere al presidente Maci l’apertura in società di una apposita sezione X-Files che indaghi sui ricorrenti fenomeni paranormali di pali, incroci dei pali e traverse che infestano le giocate dei rosso-azzurri.
Nel caso del “sette” colpito da Saraniti con un gesto atletico puramente alieno, giova sottolineare come un goal realizzato in avvitamento plastico – eravamo sullo 0-0 – non solo avrebbe portato il team di Costantino in meritato vantaggio ma avrebbe impressionato gli avversari che dell’autostima fanno un’arma realmente letale.
Al punto in cui siamo, per quello che il Casarano ha fatto vedere ma soprattutto per quello che non ha fatto vedere in ragione delle sue potenzialità, due fattori entrano prepotentemente in ballo: il mercato e lo splendido tifo cittadino. Ragioni necessarie e sufficienti a farci gridare FORZA CASARANO, NON MOLLARE!
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