Senza offesa per un eccellente Bitonto che non ha nulla da recriminare sulla propria prestazione, il Casarano ha affrontato più se stesso e le proprie aspettative che l’avversario assegnato dal calendario.
Con uno snervante turn-over di squalificati (stavolta Marsili e Rizzo), l’infermeria che dall’inizio del campionato sembra il set di “medici in prima linea” e il mercato invernale in pieno corso con quattro cessioni e due soli rincalzi tutti da ambientare, mister Costantino veste i panni del raffinato chef che confeziona grandi piatti col poco che offre la dispensa.
Prova ne sia il riscontro anagrafico della formazione che schiera in partenza cinque millennials più altri subentrati per sostenere una prestazione di ben 101 tiratissimi minuti di gioco complessivo.
Nonostante un buon avvio carico di aspettative, il Casarano ha sofferto le ripartenze micidiali del Bitonto – egregiamente schierato da mister Loseto – che si è presentato al tiro in varie occasioni e colpendo due legni che dimostrano come questo girone celi, per livellamento, qualcosa di infernale e dantesco.
Scatta così la legge di un contrappasso che qualche volta toglie (spesso alle serpi) e qualche volta da in una partita difficile per difetto di comunicazione tra reparti. È la scarsa propensione a correre senza palla che costringe i rosso-azzurri a costruire dal basso, spesso con tocchi diagonali sotto misura che accendono le repliche degli ospiti.
Strambelli, incaricato di illuminare la via del goal, è costretto insieme a Gaeta a continui ripieghi di copertura che ne limitano il rendimento in fase propositiva. Il Casarano preme ma non oltre la trequarti avversaria. Spesso la bellezza del calcio si nasconde dietro le emergenze, nell’impazienza generata da un cronometro che gira inesorabile o dalle sorprese a lieto fine che rendono questo sport irresistibile.
E proprio quando il Casarano, nella fase finale del match, avrebbe potuto subire una flessione di rendimento ha espresso forze residuali che non provengono solo dai muscoli ma anche da un atteggiamento mentale concentrato.
E per quanto il mister Costantino si sforzi di apparire un allenatore “laico”, impermeabile alla cabala ed ai segni della superstizione, qualcuno ci dovrà spiegare l’ingresso del 2003 Barbetta – con la casacca numero 13 – e del 2005 (!) Cecere col numero 17 sulla schiena.
Quest’ultimo, un creaturo ancora morfologicamente incompiuto, ha rappresentato la svolta tattica della partita: ha spostato il baricentro del Casarano – che avrebbe finalmente ottenuto un penalty per fallo di mano in area di Gomes perfettamente eseguito da capitan Strambelli– ed esibito un sinistro balisticamente perfetto dal limite dell’area –– che ha costretto il portiere avversario ad una grande risposta.
È la strenna che chiude il girone d’andata in attesa di qualche opportunità di mercato mentre la classifica lancia segnali premonitori che segnano una inversione di tendenza circa il passo serrato di qualche team che ha sforato la zona rossa del contagiri.
Il nostro immaginifico bar chiude il 2022 con i migliori auguri di Buone Feste a tutti: alla squadra, a mister Costantino e al suo staff, al management del presidente Maci, a tutto il personale dipendente. E allunga un abbraccio alla splendida tifoseria rosso-azzurra.