“Scopri le differenze” potrebbe essere l’enigmistico claim risolutivo di una lunga fase di campionato che ha fruttato una mortificante serie di pareggi, una infinita (e legittima) camionata di polemiche, una sequela di dubbi circa il reale valore delle serpi dopo una bellissima campagna acquisti.
Ebbene, dopo che il girone H ha compiuto una rotazione completa su se stesso, si riparte dal Martina che alla prima di campionato tutto sembrò tranne che una esordiente.
Nelle differenze tra questi due apici sta tutta la rivoluzione mentale e tecnica operata dal Casarano e da mister Costantino che ha saputo gestire con intelligenza il doloroso mistero di una squadra che non indovinava la giusta cifra espressiva.
Alla sconveniente fattispecie si aggiunga pure la delicata fase di inserimento degli innesti che, alla prova dei fatti, non hanno comportato il minimo problema di rigetto anzi si sono dimostrati già pronti nel contribuire alla causa come Gianmarco Monaco, che conosce il girone H come pochi, Gaeta, Citro e il monumentale Cipolletta utilissimo anche come saltatore aggiunto sui corner.
I rosso-azzurri hanno giocato una eccellente prima frazione – ben respirata e manovrata – offrendo la dimostrazione pratica del proprio peso specifico. Nicola Strambelli, in occasione del goal, ha rasentato la nomination nel patrimonio Unesco per come ha immaginato – e costruito – l’architettura del vantaggio: staziona come un lupo in agguanto sulla linea del centrocampo e da autentico capobranco prima detta il passaggio al compagno, poi si tira addosso quattro avversari (più altri due attratti per forza di gravità), esegue il suo ormai classico diagonale di sinistro – fanno almeno quaranta metri di cross – raggiungendo il velocissimo Ortisi sulla sponda opposta per un drive di giustezza che Saraniti imbuca in acrobazia da terra. Vale il costo del biglietto. Vale tre punti in classifica.
Il secondo tempo registra un vorticoso giropalla dei volenterosi ragazzi di Pizzulli, escono a testa alta dal Capozza, che impone al Casarano di decidere cosa farà da grande: si sceglie, molto opportunamente, di aggiornare il menù difensivo con pietanze nuove per mettere a registro un reparto sotto osservazione per l’intero girone d’andata. La nuova idea di difesa escogitata dal coach Costantino funziona e modifica i tratti salienti della squadra che deve rimodulare la costruzione dal basso.
Piaccia o no, il Casarano in versione cinica e redditizia funziona anche per rassicurare l’esigente piazza rosso-azzurra sconfortata da quello che è stato definito “un ritardo abissale” dalla vetta e che invece – quando si scopre che i calciatori sono esseri umani e non cyborg e che i soldi investiti sono veri e non quelli del Monopoly – si sta riducendo a livelli più accettabili.
Ma come sempre, su tutto vige quello che non si può comprare: l’amore dei tifosi per la squadra, per la maglia, per la città. Forza Casarano.
Post Scriptum: in merito alla guerriglia urbana verificatasi tra tifosi romanisti e napoletani sull’autostrada A1 proprio non ce la sentiamo, come bar di democratiche discussioni, di lavarcene le mani col solito luogo comune “poche mele marce che guastano l’ambiente”.
Si tratta di qualcosa di molto più grave che in passato ha creato lutto e disperazione. Qualcosa che contrasta in modo troppo netto con le manifestazioni di affetto che hanno attraversato il calcio, oltre le sigle e le bandiere, per le recenti scomparse di grandi campioni.
Ci auguriamo che tutti gli operatori dell’informazione, a prescindere dall’importanza del contesto in cui operano, assumano una decisione grave: considerare questa barbarie alla stregua di un terrorismo cieco e anarcoide che come tale va trattato dalle forze dell’ordine. Basta!