Un canto libero
“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione”. Così l’art. 21 della costituzione italiana. Così uno striscione degli ultras sorani, accompagnato da un ulteriore striscione “ultras liberi”.
Abbiamo assistito troppe volte ad una vera e propria persecuzione contro il mondo ultras, una repressione che utilizza strumenti di legge pensati ad hoc per escludere, emarginare, mortificare.
Un accanimento istituzionale. Una pioggia di “daspo” talvolta solo per aver lanciato un coro o per aver acceso un fumogeno. Eppure esiste un codice civile e penale che disciplina la materia e regolamenta la comunità.
Le istituzioni politiche, incalzate probabilmente dai media e dall’opinione pubblica hanno deciso che un scazzottata per strada tra due cittadini che litigano per un parcheggio, per una donna o per opinioni politiche discordanti, non sia uguale ad una scazzottata per strada tra due cittadini che discutono per una partita di calcio.
Tant’è che hanno deciso di trattare i cittadini per lo stesso medesimo reato in maniera completamente diversa. Anni e anni di firme domenicali, l’esclusione da eventi sportivi di ogni genere, ghettizzati quali “diffidati”, banditi dalla comunità.
Si può fare meglio di così? Forse si
Si potrebbe iniziare a pensare ad una politica di rieducazione alla cultura sportiva che preveda l’inclusione sociale, ad esempio.
Si potrebbe pensare ad un periodo di lavoro socialmente utile all’interno delle società sportive per accrescere il senso di coscienza e la consapevolezza della mole di lavoro e sacrifici che muovono l’organizzazione di ogni singolo evento sportivo.
Si potrebbe pensare ad un sistema di tutoraggio e quindi di affiancamento per valutare il pieno reintegro nella comunità, magari facendo leva sulla rete di amicizie.
Insomma si potrebbe valutare di tutto fuorché questo sistema punitivo “domenicale” messo in atto fino ad oggi. I tifosi, soprattutto gli ultras, sono merce rara. Hanno un credo, dei valori ed un codice che sebbene ai più possa sembrare estremo, talvolta è più equo e coerente di molta gente che predica bene e razzola male, come si suol dire.
Meritano rispetto come uomini ma soprattutto come cittadini. Meritano opportunità di reinserimento sociale e, anche nell’errore, meritano di pagare pene eque, come qualsiasi altro cittadino.
“Libertà per gli ultras” non è un grido di libertinaggio o di libertà a priori senza assunzione di responsabilità; “Libertà per gli ultras” vuol dire riconoscere diritti e doveri uguali per tutti, perché gli ultras non sono cittadini di serie B, sono cittadini e basta.