Classe 1971, originario di Nettuno. Da ex calciatore ha difeso i pali di numerose squadre (Avellino, Fermana, Arezzo…) tra cui la casacca rossoazzurra del Casarano nella stagione 1993/1994 e in quella del 1997/1998, distinguendosi come para-rigori. Stiamo parlando di Marco Giannitti che dopo aver appeso scarpe e guantoni al chiodo ha scelto di studiare da direttore sportivo, diventando in poco tempo un top player della scrivania.
Marco Giannitti: l’architetto delle promozioni
Il dirigente romano intraprende la carriera da direttore sportivo nel 2005/2006 al Celano Olimpia in Serie D, portando subito gli Abruzzesi in Serie C2. Nel 2011-2012 approda al San Marino e riporta i Sammarinesi in Serie C1 a distanza di 5 anni dall’ultima volta. E così nel 2013 arriva al Frosinone e trascinato dall’ambizione del presidente Maurizio Stirpe dà inizio al periodo d’oro dei Ciociari che nel giro di due anni volano dalla Serie C alla Serie A.
Ancora una promozione in massima serie nel 2018 prima del divorzio nell’aprile del 2019. Nel 2020 accetta la sfida di Perugia, appena retrocesso in Serie C e al primo colpo riporta il Grifo in Serie B, confermandosi un collezionista di promozioni. Intervenuto in ESCLUSIVA ai microfoni di Supporters-Casarano, l’ex portiere rossoazzurro ha voluto ricordare gli anni che l’hanno visto protagonista sul terreno del Giuseppe Capozza e ha parlato anche di Pantaleo Corvino passando per Carmelo Imbriani e dall’amatissimo presidente Antonio Filograna. Marco Giannitti ha poi voluto ringraziare la tifoseria tutta con un piccolo video messaggio.
Marco Giannitti: “Casarano, una piazza da cui sento ancora stima e affetto. Vi auguro di tornare presto nel professionismo“
Lei ha vestito la maglia del Casarano nel 1993/94 e ne 1997/98. Che ricordi ha di quelle esperienze?
“Degli anni a Casarano ho un ricordo bellissimo. L’allora società del presidente Antonio Filograna era una società di spicco, ambiziosa che portava avanti un progetto di valorizzazione dei giovani grazie al direttore Pantaleo Corvino che è stato un maestro per tutti i direttori della mia generazione.
Fu lui a scovarmi in una squadra dilettante della periferia romana e a darmi la possibilità di mettermi in mostra in una squadra che sfiorò la qualificazione ai play off dell’allora campionato di Serie C1 capeggiato da compagini del calibro del Perugia e della Reggina. Il mio secondo anno a Casarano realizzai un record di rigori parati che mi valse la chiamata dell’Avellino in Serie B”.
A proposito di Pantaleo Corvino. Quanto è stato importante per lei la sua figura, quando ha deciso di intraprendere la carriera da direttore sportivo?
“Lo ricordo come un direttore sempre presente, attento, carismatico. Senza dubbio condividere quell’esperienza a Casarano è stata per me un privilegio. È uno dei pochi che è partito dai dilettanti per poi arrivare ai massimi livelli; è l’esempio di come per avere una carriera duratura e di successo, in qualsiasi ambito, ci vogliano prima di tutto un talento innato e poi tanto lavoro e tanta gavetta.
Il nostro è un mestiere che si impara giorno per giorno sul campo, facendo tesoro di ogni esperienza, sia delle sconfitte che dei successi. Oggi c’è tanta improvvisazione, si bruciano tanti profili dirigenziali potenzialmente interessanti mettendoli subito a gestire contesti per i quali non sono ancora pronti. Tornando a Pantaleo Corvino, è un maestro nell’individuare e far crescere nuovi talenti”.
Lei ha avuto la fortuna di lavorare con grandi presidenti, che ricordi ha del compianto Antonio Filograna?
“La figura del presidente Antonio Filograna mi evoca il ricordo un po’ nostalgico di un calcio che ho avuto la possibilità di vivere da giocatore in campo e che oggi va scomparendo. Parlo di un calcio in cui grandi imprenditori mettevano a disposizione risorse e competenze per valorizzare e premiare, attraverso questo sport, il loro territorio d’origine come a volergli rendere un tributo.
Senza dubbio il calcio si è evoluto, è diventata una delle prime industrie in Italia ma a differenza di qualsiasi altra attività economica, non si può gestire solo rispettando criteri di economicità e le leggi di mercato; ci sono altri aspetti imprescindibili che entrano in gioco come la passione, l’agonismo, il senso di appartenenza, la sana rivalità tra piazze storiche che oggi spesso passano in secondo piano.
Del compianto presidente Antonio Filograna ricordo la serietà e l’impegno che gli sono valsi l’onorificenza di Cavaliere del lavoro ma soprattutto un’eleganza innata e una cura per i dettagli che aveva preteso anche per la nostra divisa di rappresentanza in modo che ci distinguessimo in tutta Italia. La sua passione la rivedo nell’attuale Patron Antonio Filograna Sergio, al quale auguro di riportare presto il Casarano nel calcio professionistico”.
Direttore, lei ha avuto il privilegio di giocare a fianco di Carmelo Imbriani. A distanza di dieci anni il suo ricordo è sempre più vivo. Oltre al calciatore, che persona era Carmelo?
“Io lo ricordo come un ragazzo dalla forte personalità, determinato, diretto, che non le mandava mai a dire. Aveva delle caratteristiche che avrebbero potuto farlo diventare un grande allenatore se la brutta malattia non se lo fosse portato via così presto. Approfitto della domanda per fare un elogio al fratello Gianpaolo che con l’associazione “Imbriani non mollare”: ne ha tenuto vivo il ricordo in questi dieci anni, ma soprattutto ha girato il mondo con lo scopo di diffondere i valori di lealtà sportiva e di antirazzismo”.
Il Casarano, da quest’anno, ha scelto la via della programmazione per cercare di tornare in Serie C. Secondo lei è la strada giusta?
“Senz’altro. Risalire nel professionismo è la parte più difficile soprattutto per società blasonate che hanno molto seguito e generano molte aspettative. Ci vuole pazienza e coesione d’intenti, con la certezza che il lavoro duro, la serietà, la programmazione alla lunga pagano sempre. Auguro al Patron Antonio Sergio Filograna, di cui ricordo l’encomiabile passione per il Casarano, e all’attuale presidente Giampiero Maci di centrare l’obbiettivo al più presto e approfitto per salutare tutta la piazza di cui, a distanza di quasi trent’anni dalla mia prima esperienza, ancora sento la stima e l’affetto”.
Il saluto di Marco Giannitti alla redazione Supporters Casarano
Tutta la redazione di Supporters Casarano ringrazia Marco Giannitti per la disponibilità.