Gladiator-Casarano 0-0: non molliamo proprio adesso
Diritto all’oblio? Ma nemmeno per sogno! Il fallimento non si cancella con un colpo di spugna: rimane e sedimenta nell’animo dei tifosi che hanno tutto il diritto – e probabilmente anche il dovere – di esprimere il proprio disappunto.
Di una cosa siamo certi: il nostro rammarico per il quinto posto ha lo stesso identico sapore di quello di chi ha dedicato grandi energie per il gusto di sentire un boato vincente, di quelli che assomigliano a un terremoto.
A 180 minuti dalla resa dei conti però ci resta ancora la forza anzi l’obbligo di sperare perché sappiamo benissimo che questa squadra ha un potenziale altissimo, che non ci sono problemi psico-ambientali anche se pareggi 17 volte ma perdi solo 3 (e non sempre per tuoi demeriti), che la nemesi di una stagione non fortunatissima si svolge alla fine ovvero dopo che la matematica ti dice: “ritenta, sarai più fortunato”.
E pensare che a Santa Maria Capua Vetere i rosso-azzurri, come una griffe dell’alta moda, hanno cambiato abito, mentalità e passo agli ordini dello “stilista” Foglia Manzillo che confeziona un quarto d’ora col “falso nueve” Strambelli, a ridosso della punta di rappresentanza Citro, per non offrire punti di riferimento alla difesa del Gladiator. I campani si presentano col centrocampo più affollato di una tangenziale di Los Angeles al venerdì sera e costringono il Casarano a rimescolare le carte per superare la muraglia nerazzurra.
In una snervante guerra di posizione, le serpi dominano il gioco ma tirano poco anzi quasi niente: si ritorna all’antico – col capitano a cadenzare l’avanzata e Gaeta disperso nel vertice destro profondo.
Alla mezz’ora, finalmente Strambelli si tira dietro un codazzo di difensori campani – penetrando per un vettore centrale – e confeziona la specialità della casa: traversone bisecante che purtroppo non viene raccolto da alcun compagno.
Il Gladiator, vistosi a mal partito, vorrebbe trasformare la partita in una seduta psicoterapeutica per la cura dell’aggressività ma riesce nel maldestro tentativo di farsi espellere l’allenatore e incassare più di un cartellino giallo in situazioni non particolarmente critiche. Maturano solo un gustoso calcio di punizione dal limite dell’area piccola, in posizione molto favorevole, che finisce peggio del razzo di Elon Musk. Buona la partenza ma esplode in volo.
La cronaca del secondo tempo potrebbe essere un comodo copia&incolla di altre partite che si assomigliano tutte: un senso di impotenza che si consuma come una candela man mano che i minuti passano e la sagoma del bianconiglio si manifesta implacabile come nella favola di “Alice nel Paese delle Meraviglie”. Il tempo non basta mai.
Ma ormai ci siamo. Non dobbiamo mollare. Visto che ci è impedito di tifare sul campo, facciamo arrivare un abbraccio alla squadra dai tavolini del nostro bar: si fa sul serio. Forza Casarano senza se e senza ma.