L’arbitro fischia il calcio d’inizio e un convoglio di speranze, fatica, emozioni, gioie & dolori, soldi e discussioni infinite si rimette in movimento spinto dalla motrice rosso-azzurra.
Si viaggia verso la vittoria e tu devi capire se la tua squadra del cuore è uno di quei treni giapponesi velocissimi o un vecchio diesel sulla Novoli-Gagliano.
Il Casarano delle ultime stagioni era l’Orient-Express: opulento, elegante, con i camerieri in papillon che servivano champagne mentre certe avversarie, che andavano a gazzosa, spalavano carbone e sudore.
Purtroppo l’esordio interno contro la neopromossa Rotonda ha registrato la profanazione del Capozza dopo l’imbattibilità interna mantenuta lungo tutto lo scorso campionato. Ma la sconfitta non è maturata invano sia per le cose buone che per quelle meno buone esibite dai rosso-azzurri.
Più che tecnico, forse il limite maggiore per le serpi è stato di tipo caratteriale: non è emerso ancora un leader in grado di scandire i tempi del gioco di mister Laterza che contempla la difesa a 4 – e un portiere molto attivo con i piedi – con sincronismi mentali e fisici che ancora non trovano sbocco nel cambio di fase.
Cioè quando occorre impostare le ripartenze. Prova ne sia il fatto che durante il volenteroso primo tempo casaranese (avaro di conclusioni) il trio Falcone–Rajkovic–Citro sia stato rifornito con lanci lunghissimi per eludere gli asfissianti raddoppi (e talvolta triplicazioni!!!) dei rutunnari apparsi più performanti dei salentini.
In questo scenario veniva sacrificato Thiandoum che, dal punto di vista tattico, è apparso versatile e propositivo modificando spesso la posizione e intercambiandosi con più di un compagno. Non faranno testo – nel futuro del Casarano – il rigore a sfavore (assegnato con grande magnanimità), quello sacrosanto a favore (non concesso nel finale) e il pasticciaccio brutto dell’autogol: l’unica rete seria della partita l’ha siglata il team indigeno che – ad onta della sconfitta – saprà confermare di essere un’ottima squadra.
Ma prima di tirare una riga elogiando i tifosi delle serpi per la sportività e la maturità dimostrata nei confronti della squadra concedeteci una postilla finale dedicata al numero 7 avversario – Cajazzo – che deve aver scambiato lo stadio Capozza per un cinodromo.
Quello non solo correva come un levriero sulla fascia destra ma andava pure più veloce della lepre meccanica da rincorrere. Dopo che ti ha carbonizzato sul posto la prima, la seconda e la terza volta (poi non le abbiamo contate più) occorreva attivare contromisure adeguate.
Ma non c’è più tempo per recriminare: siamo già con la mente a Vallo di Lucania per il match contro la Gelbison da cui non si può tornare a mani vuote. FORZA CASARANO!